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Fiera del Bue Grasso e monumento

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Fiera del Bue Grasso (secondo giovedì antecedente al Natale)

La Fiera ha origini antiche: fin dal 1473 infatti si tenevano in Carrù mercati di bestiame con frequenza bisettimanale. Il duca Vittorio Amedeo I, con un decreto in data 15 ottobre 1635, concesse alla comunità carrucese di tenere una fiera annuale, da farsi ricadere dopo la festa di San Carlo (4 novembre), per la durata di tre giorni. La prima fiera del bue grasso si svolse il 15 dicembre 1910 e fu istituita per volontà dell'Amministrazione Comunale e del Comizio Agrario di Mondovì, per porre rimedio alla grave carenza di animali da macello ed al conseguente aumento dei prezzi della carne.

 Il successo fu enorme quanto inaspettato, tant’è che molti alberghi ed osterie rimasero senza né pane né vino.
Un vasto pubblico, convenuto anche da luoghi lontani si riversò nel paese, dove fu premiato il bue più grasso, più bello, più pesante. Fin da subito macellai piemontesi, liguri e lombardi si contesero a suon di bigliettoni i capi premiati con fascia, diploma e medaglia. Negli anni seguenti il successo perdurò e crebbe, tant’è che nel 1914 giunse la medaglia d’oro del Re Vittorio Emanuele III.
Solo durante le Due Guerre ci fu un calo di presenze (e nel ’44 la fiera non si tenne), ma ogni anno, a dicembre, l’appuntamento con il “bue grasso” di Carrù si celebra con sempre rinnovato interesse. Ora è diventata un tradizionale appuntamento commerciale e folkloristico, la cui importanza è diffusa anche fuori dai confini regionali, con la finalità di promuovere l'allevamento dei bovini di razza piemontese, favorendo il consumo di carni di eccellente qualità. Infatti, alla fiera, che si tiene annualmente il secondo giovedì antecedente il Natale, sono ammessi esclusivamente bovini da macello di razza piemontese, suddivisi nelle categorie buoi, manzi, vitelle vitelli,vacche, manze, torelli e tori. Le giurie, composte da tecnici, veterinari, allevatori e macellai, redigono le classifiche e la premiazione avviene alle ore undici presso il foro boario in Piazza Mercato, con l'attribuzione ai capi migliori delle ambite gualdrappe e fasce decorate a mano, nonché di medaglie d'oro, coppe, targhe, e diplomi, alla quale segue la passerella espositiva dei buoi e dei manzi. Per il controllo della qualità delle carni, il Servizio Veterinario dell'A.S.L.CN 1, procede a prelievi sui capi premiati per la ricerca di sostanze ad azione ormonale o antiormonale (estrogeni) naturali e sintetiche. La Regione Piemonte ha attribuito alla fiera la qualifica di "regionale" ininterrottamente dalla 85ª edizione del 14 dicembre 1995, e quella di "nazionale" dalla 98° edizione dell'11 dicembre 2008. Contestualmente alla mostra zootecnica, si tiene pure il consueto mercato settimanale, per l'occasione notevolmente ampliato, nonché l'esposizione di macchine ed attrezzature agricole. Nei ristoranti, fin dal primo mattino, è possibile degustare i piatti tipici locali, quali il bollito con le salse e la minestra di trippe. Si assiste in quel giorno ad uno spettacolo di aspra e rude bellezza: muggiti, odori acri, spinte per allineare i buoi che rischiano di travolgere la gente assiepata, mimiche teatrali dei mediatori, urla scomposte dei ‘tocau’…” Questo è la “Fiera del Bue Grasso”, che affascina e coinvolge anche Carlo Petrini che, da fine cultore della qualità nella gastronomia, racconta come a Carrù, il giorno della Fiera “tutte le trattorie e i ristoranti sono coinvolti nell’ultimo atto della giornata, l’arrivo in tavola del monumentale bollito misto alla piemontese, piatto di festa per eccellenza, dove le compagnie si ritrovano in un pranzo che ricorda antichi convivi”.

Scultura al Bue Grasso di Carrù
(Inaugurazione dell’opera 09.06.2002)

L’opera costruita da sei scene a bassorilievo in bronzo strettamente collegate alla “storia contadina e alla figura del bue” dalla nascita del vitellino, all’allevamento, alla macellazione, alla tavola e da un’ulteriore scultura in marmo raffigurante due buoi aggiogati realizzata dal maestro Raffaele Mondazzi. Il progetto dell’opera è stato realizzato e seguito dall’Arch: Danilo Tomatis. L’opera, voluta da un apposito Comitato promotore, composto dalle principali forze produttive di Carrù (dai Commercianti rappresentati da Giuseppe Cravero, dagli Artigiani rappresentati da Domenico Massimino, dai Coltivatori Diretti rappresentati da Pier Luigi Gonella e dal Centro ANABORAPI capeggiato dal Dott. Vittorio Faroppa), dal Comune di Carrù con il suo Sindaco prof. Leonardo Restagno e dalla Pro Loco sarà rappresentativa delle tradizioni della cultura e dell’economia locale nonché dalla valorizzazione dell’allevamento. L’iniziativa, infatti, non vuole soltanto riconoscere l’importante ruolo che l’animale ha svolto nella storia di Carrù, ma celebra piuttosto l’attività degli agricoltori, degli artigiani e dei viticoltori del territorio. Altro obiettivo è quello di favorire lo sviluppo commerciale ed economico del paese e di esaltare l’allevamento della razza bovina piemontese e la relativa carne, quale simbolo promozionale.

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