Chiesette

San Giovanni, frazione omonima

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Dall’archivio parrocchiale 1907

La struttura è bislunga e di cinque archi con capacità sufficiente per la popolazione. I muri sono sani e ben riparati. L’anno 1907, grazie allo zelo dell’attuale cappellano D. Gio. Battista Bracco da Cigliè, con la buona volontà degli abitanti di quella frazione fu rimesso a nuovo il pavimento con belle mattonelle di cemento e fu dipinta modestamente per intero la chiesa nel suo interno, spendendo solamente in quell’anno £ 1280. Vi sono sette finestre, cioè tre laterali alla porta maggiore con inferriate; le altre al di sopra distribuite con ordine e ben riparate con vetrate, da cui deriva luce e ventilazione sufficiente. V’è la tribuna costruita durante l’arcipretura di Mons. Marrone, non v’è l’organo, si provvede qualche volta un Armonuim in occasione della festa di San Magno. Sulla tribuna prendono posto uomini e ragazzi.

Vi sono quattro porte, oltre le due laterali all’altare, per le quali si accede dalla chiesa alla sacrestia. La porta maggiore, per cui si entra in chiesa direttamente, fu rinnovata per intero l’anno 1907; la seconda porta dalla sacrestia dà adito al campanile; la terza, costruita solo due o tre anni fa, dà adito al campanile senza che si entri in chiesa; e la quarta dalla sacrestia da’ accesso all’abitazione del Cappellano. La chiesa si apre solo al mattino per la Messa e quando v’è un ragionevole motivo. Davanti alla chiesa sopra la facciata v’è un portico di forma quadrata dell’estensione di due trabucchi, oltre ad un angolo ottuso al fondo. Vi è una scala a chiocciola, che dalla strada pubblica vi dà adito. Sotto di questo portico, la cui volta è sostenuta da due colonne, non si vende cosa alcuna.

 L’anno 1903 da Vacchetti Filippo Carrucese fu dipinto un meschino. Al diritto del portico vi è una bottega con una camera abitata da un fabbro che paga di pigione £ 65 sopra questo locale, che vi dà in affitto, vi è una camera piuttosto ampia, con una cameretta, e tutto ciò che affitta al Comune per farvi fermare e alloggiare la Maestra. Attiguo alla chiesa a mezzanotte v’è l’alloggio del cappellano. Il sito attorno alla cappella dalla parte di ponente è di proprietà della cappella, che ha anche un piccolo orto, dato a godere al Cappellano. L’anno 1908 fu costruito dagli abitanti della frazione il muro, che partendo dalla via provinciale, venendo dal capoluogo, va a terminare sotto il suddetto portico, rendendo più ampia la piazzetta della chiesa e più bello il posto e la chiesa medesima. Fondazione: Il titolo è San Gio. Battista, a cui già da tempo si aggiunse San Magno. Non vi è memoria della sua erezione, si crede eretta dagli abitanti di questa frazione. Sul campanile però vi è un incisione, che dice “L’anno 1636 si costruisce il campanile e diroccarono due muratori di Mondovì e morirono”.
Non è consacrata. Nessuno vi da’ diritti e le spese di riparazione e di manutenzione sono a carico degli abitanti della frazione.

Vi sono due altari; il primo è di struttura bislunga, quadrata; il secondo alla romana; l’uno e l’altro di muro; il solo altare maggiore ha la balaustra in legno colorato. Sono muniti di croce e Crocifisso, di candelieri abbastanza belli e di quanto occorre per la S. Messa. Hanno la pietra ben riparata e conservata. L’icona dell’altare maggiore è un affresco, rappresenta la Madonna con Gesù Bambino che abbraccia S. Giò. Battista; S. Grato ed un Martire di cui non si ha il nome. Il secondo altare ha per icona un quadro rappresentante il martire S. Magno. Le figure di tutti i quadri son decenti.
 Gli altari non son privilegiati nè interdetti; il primo è sotto l’invocazione di S. Giò Battista, e l’altro sotto quello di S. Magno. Hanno gli arredi necessari e furono provvisti bene in questi ultimi anni. Le spese necessarie si fanno con le elemosine e con offerte dei fedeli. Entrambi gli altari hanno il tabernacolo; quello dell’altare maggiore è in …………, l’altro in legno di noce colorato naturalmente e nell’interno foderato con satino bianco della larghezza di sei oncie ciascuno. Si mette il baldacchino solo all’altare maggiore nell’occasione delle Novene o delle feste della Cappella e tale baldacchino è di moella operato con fondo bianco e decentemente ornato.
Non si conserva il SS. Sacramento, e nella Novena del S. Natale solita a farsi in seguito alla licenza di Mons.

Vescovo come pure nell’occasione della Novena di San Magno, solita a farsi da qualche anno, e raramente richiesti dai devoti. V’è un ostensorio col piede d’ottone argentato e la coppa d’argento. Vi sono due calici, di cui uno regalato cinque o sei anni fa; forse hanno solo la coppa in argento. La piccola porta del tabernacolo è ben ferma, decentemente ornata, munita di serratura e di chiave, che è solo di ferro e vien custodita dal Cappellano. Vi sono dieci quadri, di cui sei, che debbono essere recenti, rappresentano fatti in relazione con la vita di S. Giò Battista. Degli altri 4 il 1° rappresenta la discesa dello Spirito Santo sopra agli apostoli; il 2° l’Arcangelo S. Michele; il 3° S. Carlo Borromeo; il 4° S. Francesco di Sales. Sono ben conservati, nulla vi è di indecente, o che allontani dalla pietà, oppure non conforme al vero. Il presbitero è proporzionato alla chiesa.
Vi sono de banchi per i Massari; è elevato d’un gradino dal piano della chiesa; ha la cancellata. Vi sono 14 banchi ben distribuiti e 14 panche per i ragazzi e per le figlie; son tutti proprietà della cappella. Non vi è contesa; gli uomini siedono separati falle donne senza disordini. Vi è un confessionale, quasi in fondo alla chiesa, munito di graticola, tabelle e di quanto è richiesto dal Sinodo. Il campanile è attiguo alla chiesa; la struttura è quadrata; le scale per salirvi non son troppo comode mentre il castello della campana è ben fermo. V’è una sola campana collocata nel mezzo, benedetta dall’ Arciprete il 17 Giugno 1849. Le spese per il campanile e per la campana sono a carico della cappella. La porta del campanile è dalla parte della sacrestia munita di serratura e di chiave, che è custodita dal cappellano. In questi ultimi anni si credé a proposito di accedere al campanile, anche con una porta esterna per comodità dell’incaricato del suono della scuola ed anche perché più comoda agli uomini l’entrata nella sacrestia; Anche la chiave di questa porta è ben custodita. Non v’è orologio. Vi sono le stazioni della Via Crucis, canonicamente eretta dallo specialmente delegato Milano Domenico, Sacerdote Carrucese, che la benedì nell’occasione della festa di San Magno l’anno 1901. Il decreto dell’erezione si conserva son altre carte appartenenti alla Cappella, nell’ Archivio Parrocchiale.
 V’è la reliquia di San Magno, che si espone nell’occasione della festa; pare manchi dell’autentica. V’è la sacrestia attigua alla chiesa e dietro all’altare maggiore di struttura quadrata, di dieci piedi circa di grandezza; il pavimento è di mattonelle di cemento, non abbisogna di riparazioni; i muri sono sani. V’è una finestra con vetrata, che dà sufficiente luce. Vi si entra dalla chiesa, dall’abitazione del Cappellano e direttamente da fuori per mezzo della già detta porta del campanile. Le porte son ferme e sicure munite di serratura e di chiavi ben custodie. V’è il Crocifisso, l’inginocchiatoio ……. per il preparamento e ringraziamento della Messa. Vi sono due armadi, sufficienti per custodire gli archivi e le suppellettili della chiesa e si chiude con sicurezza. V’è il lavatoio con tovaglia. Attiguo alla sacrestia v’è un piccolo membro per riporvi oggetti della chiesa. La distanza dalla chiesa parrocchiale di questa cappella è di un miglio circa. La festa principale che è quella di San. Magno si fa sempre la seconda domenica di Agosto a tener dei decreti. Nel giorno di S. Giò Battista, 24 Giugno, se non è di domenica, da qualche anno il parroco o chi per esso, si reca di buon ora a cantar Messa a detta Cappella. Il cappellano nello stesso giorno celebra Messa un pò più tardi e verso notte da la Benedizione del SS. Sacramento. I disegni dell’avanportico della chiesa di San Giovanni e la scala che dalla strada vi accede, elementi architettonici di forte carattere, sono stati, in anni recenti, attribuiti all’architetto Schellino di Dogliani (da Gabetti e Griseri)

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