Chiese e Confraternite

Chiesa Parrocchiale M.V. Assunta

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La Chiesa Parrocchiale, dedicata a Maria Vergine Assunta, sorge nel cuore del concentrico di Carrù e si affaccia sull’attuale piazza Caduti per la Liberazione. Nel XIII secolo, nella villa carrucese, viene eretta la chiesa di S. Maria sul sito dell’attuale Parrocchiale, che diventa nel tempo la primaria sede di culto, sostituendo San Pietro in Gradu. La chiesa medioevale subisce nei secoli svariati interventi: tra Cinquecento e Seicento viene descritta nei documenti come un edificio a tre navate con undici altari. Nella seconda metà del XVII secolo la chiesa è oggetto di un complesso rinnovo edilizio, condotto sui disegni dell’architetto di Corte Giovenale Boetto: l’antico edificio si popola di lesene e fitti intrecci in stucco abbinati a zone affrescate da Giuseppe Nuvolone; Boetto ridisegna campanile e facciata. Tra fine Seicento e primo Settecento le frequenti occasioni di guerra che recano danni all’edificio e la sua scarsa ampiezza determinano la necessità di costruire una nuova chiesa parrocchiale. Si giunge così all’edificio odierno. La sede parrocchiale è trasferita provvisoriamente nella Chiesa di San Giovanni Battista Decollato - la Confraternita dei Battuti Neri - situata in via Roma, già Roà Mezzana. Si procede così all’abbattimento dell’antica costruzione, di alcune case e della vecchia canonica per ottenere una vasta area, in cui edificare la nuova sede di culto. Il progetto della chiesa viene affidato al giovane architetto-ingegnere Francesco Gallo (1672-1750), esperto di fortificazioni militari e parallelamente impegnato nel cantiere della chiesa parrocchiale di Frabosa Soprana. Nel 1703 si apre il cantiere carrucese. Per la costruzione della chiesa si adoperano mattoni e pietre provenienti dalla demolizione degli edifici antichi e di parti delle mura di cinta del paese. Una fornace a San Pietro provvede nuovi mattoni. L’edificio si sviluppa secondo una pianta a croce greca, lunga 28 metri e larga 21 metri. Nel 1708 è terminato il campanile; nel 1719 si conclude la realizzazione della volta e si intonacano le pareti interne. L’esterno della chiesa è rigorosamente di mattoni a vista e solo in facciata presenta sobrie decorazioni. La chiesa parrocchiale viene consacrata ufficialmente il 21 settembre 1774 con l’intervento del vescovo di Mondovì.

INTERNO Per la sistemazione e decorazione interna della chiesa si succedono numerose maestranze, marmorari, stuccatori, falegnami, pittori, scultori, fabbri e vetrai, che lavorano per apparati e arredi, in un itinerario complesso di interventi, che va oltre il cantiere di Francesco Gallo. I primi significativi lavori d’arredo nel maestoso spazio interno interessano le due grandi cappelle laterali: entrando a destra l’altare delle Anime e a sinistra l’altare della Madonna del Rosario, autografi del Gallo, furono realizzati dal marmoraro genovese Torre (1717-18). I lavori delle due preziose cappelle sono pagati dalle compagnie omonime e con denari che provengono dal Priore Luca Antonio Zavatteri (Rosario) e dalla Dama Camilla Piacenza di Farigliano (Anime). Tra il 1725 e il 1730 è chiamata l’équipe dello stuccatore luganese Cipriano Beltramelli, attivo in Piemonte, che con gusto raffinato inserisce i capitelli corinzi sulle lesene e sulle colonne e modella il cornicione (che corre in alto lungo il perimetro della chiesa) e le cartelle in stucco, che coronano gli arconi laterali.

Questi elementi sono realizzati rigorosamente bianchi e verranno dorati solo intorno alla metà dell’Ottocento. L’artista dipinge invece le lesene a finto marmo, un lavoro lungo e ripetitivo, che nasconde nella marezzature marmoree bozzetti, sagome, paesaggi, teschi e angeli. Nel 1729 l’arciprete Carlo Tomaso Badino commissiona l’altare maggiore: una sontuosa mensa barocca festosa di angeli e putti, realizzata dal marmoraro genovese G. A. Ponsanelli, fortemente influenzato dall’opera di G.L. Bernini. L’arciprete committente viene sepolto ai piedi dell’altare prezioso di marmi policromi.
Alcuni interventi pittorici si devono alla mano del celebre artista di Corte M. A. Milocco, attivo a più riprese tra il 1759 e il 1762 (Ultima Cena, Trionfo del nome di Maria per la volta del presbiterio, giochi di putti, Storie della Vergine, ecc.). I quattro altari delle cappelle minori laterali sono rimaneggiati ampiamente nel corso del XIX secolo e conservano rari frammenti degli interventi settecenteschi. Rispetto all’ingresso dell’edificio gli altari laterali sono i seguenti: 1° altare a dx (cappella minore): altare dell’Annunciazione della Vergine, di patronato Reyneri; tela raffigurante l’Annunciazione.
1° altare a sx (cappella minore): altare di S. Caterina, tela raffigurante lo “Sposalizio mistico” della Santa con il bimbo Gesù. Ad eseguire l’opera, nel 1751, è il pittore Cristino Martini (che pare fortemente suggestionato da certa pittura romana) membro della omonima famiglia carrucese committente. Anticamente di patronato della famiglia Martini, nel 1901fu concesso alla Compagnia delle Umiliate che vi aggiunsero la statua di S. Elisabetta. 2° altare a dx (cappella maggiore): altare delle Anime; tela raffigurante le “Anime del Purgatorio” dipinta dal torinese Gazzera
2° altare a sx (cappella maggiore): altare della Madonna del Rosario; tela dedicata alla “Madonna del Rosario tra santi” di Bartolomeo Guidobono, con datazione anteriore al cantiere del Gallo, forse proveniente dalla chiesa antica; è un dipinto di forte carattere, tra i più importanti conservati in area carrucese. 3° altare a dx (cappella minore): altare di S. Stefano (patronato Lubatti) con statua di S.Giuseppe con il bimbo Gesù 3° altare a sx (cappella): altare di Sant’Antonio Abate, un tempo di patronato della famiglia Manfredi, concesso in seguito alla Compagnia delle Figlie di Maria. Nella nicchia statua lignea del XVIII raffigurante la Vergine. L’affresco del presbiterio di Giuseppe Dallamano è realizzato tra il 1750 e il 1751 e inaugura la stagione della grande decorazione barocca della chiesa, che culmina negli anni sessanta del secolo col Milocco. Sulla parete di fondo risalta il quadro dell’Assunta che è una copia della celebre Assunta del Tiziano conservata a Venezia nella chiesa dei Frari; sul cupolino del presbiterio angeli musicanti e putti festosi sostengono ghirlande floreali e inneggiano al nome di Maria.

Sempre nel presbiterio, nella parete di destra guardando l’altare maggiore si ha l’affresco dell’Ultima Cena del Milocco, a sinistra la Natività del pittore Dalle Ceste (XX sec.). Nel corso dell’Ottocento, all’interno della chiesa, si succedono numerosi interventi: Nella metà del secolo, L. Hartman, P.E. Morgari e Molineris dipinsero l’Empireo nella grande cupola centrale con un manto stellato in parte sollevato su una visione paradisiaca, dove tra un turbinio di angeli e putti la Vergine accoglie gli omaggi di Carrù, che offre prodotti della terra in sembianze femminili. Successivamente, Fava, nel 1900 dipinse i quattro Evangelisti nei peducci che la sostengono. Nel quarto decennio dell’Ottocento viene realizzata dal saviglianese Gardet la balconata per l’organo e il coro, un’opera lignea con parti scolpite e dipinte, che è sistemata sopra la bussola del portone d’ingresso. Le pareti della sacrestia sono rivestite interamente da raffinati mobili in noce disegnati nel 1782 dal conte Filippo Nicolis di Robilant, architetto di corte e progettista della Confraternita dei Battuti Bianchi. E’ autografo del Robilant anche il prezioso lavabo in marmi policromi della sacrestia.

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